Una serata stratosferica, quella di Roberto Saviano e Fabio Fazio, ieri,
8 novembre 2010 finalmente in tv due volti puliti...e appena un po' di verità esce da quello schermo partono insulti e minacce dalle testate più note.. :)
la giuria si è divisa come la nostra "democrazia" prevede...ecco alcuni resoconti..
La repubblica
Benigni, Saviano, la macchina del fangoE' "Vieni via con me", ritratto dell'Italia
Su RaiTre la prima puntata di "Vieni via con me", con Fabio Fazio e lo scrittore. Che nel suo primo intervento spiega il meccanismo della diffamazione, cita il caso Boffo, Caldoro e la casa di Montecarlo e mette in guardia, "un conto è la privacy, un altro è scegliere le proprie amiche da cadidare, un'altra finire nelle mani di estorsori: questo smette di essere privacy e diventa condizionamento della cosa pubblica"
di ALESSANDRA VITALIROMA - Se, come dice Roberto Saviano 1, "nella televisione italiana il diritto a parlare lo conquisti con gli ascolti", tutto fa pensare che meriti una rubrica quotidiana su una rete Rai. Perché - ma sarà lo share a parlare, ferma restando l'insondabilità dei gusti del pubblico italiano - c'è motivo di credere che la prima puntata diVieni via con me - spazio faticosamente conquistato su RaiTre dopo le contrarietà di viale Mazzini e le polemiche - di pubblico ne abbia conquistato parecchio.
La leggerezza di Fabio Fazio - co-conduttore insieme all'autore di Gomorra - che elenca "le prostitute che lavoravano a Pompei prima dell'eruzione, quelle colte e raffinate che si vendevano per influenzare i clienti potenti che gestivano la politica, poi è crollato tutto ma il crollo continua ancora adesso"; la linearità con cui lo stesso Saviano illustra il meccanismo della macchina del fango - Boffo, Cosentino, la casa di Montecarlo, anche Giovanni Falcone -; l'ironia coraggiosa con cui Nichi Vendola sciorina ventisette modi per dire omosessuale (gli elenchi sono uno dei perni del programma) ma pure le drammatiche forme di "espiazione" loro riservate; Roberto Benigni che travolge trascina e infine emoziona cantandola, la canzone che dà il titolo al programma, Vieni via con me; Claudio Abbado che difende la cultura dai tagli perché "è come l'acqua, come la vita".
Il Paese, gli elenchi, la gente comune. Tre punti dai quali il programma parte per un viaggio in Italia attraverso incognite, antinomie, incertezze ma pure prospettive, aspirazioni, speranze. Quelle di una signora di 88 anni - è l'attrice Angela Finocchiaro a leggere una sua lettera - che prende 500 euro di pensione e dice di aver lottato una vita per un'Italia più giusta "e ancora spero di vederla"; quelle di una giovane precaria che fa la lista di tutti i lavori che ha fatto per pagarsi l'università; quelle di una suora che vuole la moschea a Torino e spiega perché.
Che avrebbe parlato della macchina del fango, Saviano lo aveva annunciato su Repubblica 5.
Il meccanismo che "mette a rischio la democrazia". Che "arriva a infamare una persona che si pone contro certi poteri". Boffo, Caldoro, Fini e la casa di Montecarlo. Articolato e elementare:
"Parte da fatti minuscoli della tua vita privata che vengono usati contro di te. Stai per scrivere un articolo e pensi 'domani mi attaccheranno' su cose che non hanno niente a che vedere con la vita pubblica, lo faranno con il tuo privato e ti costringeranno a difenderti. Allora prima di metterti a scrivere ci pensi. E vuol dire che si è incrinata la libertà di espressione". La differenza "fra inchiesta e diffamazione: l'inchiesta si fonda su una quantità abnorme di informazioni, quelle che i giornalisti sognano di avere per approfondire, la diffamazione usa un solo elemento e lo costruisce contro la persona che prende di mira. Ti compromettono con l'obiettivo di dire 'siamo tutti uguali'. Tutti egualmente sporchi. Invece - continua Saviano - la forza della democrazia è la molteplicità. Le differenze. Quelle che la macchina del fango non vuole che il cittadino veda. La privacy, ad esempio: è sacra. Ma una cosa è la privacy, un'altra è scegliere le proprie amiche da candidare, un'altra è finire nelle mani degli estorsori: quella smette di essere privacy e inizia a essere condizionamento della cosa pubblica. E può essere crimine". Ai giovani, in particolare, si rivolge perché ascoltino "la storia di una persona che è riuscita a resistere a una macchina del fango gigantesca: Giovanni Falcone".
L'elenco, si diceva, un'anima del programma. Nichi Vendola spiazza con il suo. Il governatore poeta pronuncia ventisette modi per dire omosessuale. Invertito e buzzarone, pederasta e cripto-checca, burrone, arruso, bucaiolo e via così. Il coraggio dell'ironia. Che diventa dramma quando il leader di Sinistra e Libertà elenca le possibili "espiazioni" dell'omosessualità: evirato, deportato nei lager e nei gulag, confinato, ricoverato in manicomio, stuprato per punizione. E ancora, le classificazioni dell'omosessualità nella vita pubblica: "crimine", "disordine", "pulsione di morte", "sporcizia", "peccato". Allora, conclude Fazio citando la battuta di Silvio Berlusconi, "è molto meglio guardare le belle ragazze che essere gay?". Replica Vendola: "E' molto meglio essere felici".
Non è vero che l'attesa è tutta per Benigni, come si dice sempre in circostanze come questa. L'attesa, stavolta, è per tutti i protagonisti della serata. E anche Benigni non tradisce le aspettative. Il materiale che l'attualità recente gli ha fornito è roba che sta tutta nelle sue corde. Le escort che sarebbero una vendetta della mafia - l'ha detto Berlusconi a proposito della vicenda Ruby - e le sue guardie del corpo che ne scovano in ogni angolo della sua casa, rientrando, alla sera. L'opposizione che insiste, "Berlusconi si può battere solo sul piano politico" e allora "ci vuole una ragazza del Pd", l'invocazione a Rosy Bindi, "tu gli garbi, dai una foto a Fede e ti intrufoli, gli dici che sei maggiorenne, e se t'arrestano basta che dici che sei la suocera di Zapatero". Ironia anche sulle polemiche di qualche settimana fa, legate ai compensi degli ospiti del programma e anche al suo cachet (alla fine l'attore ha partecipato a titolo gratuito), "sono d'accordo a venir gratis, la Rai ha bisogno di soldi, però Masi non fare scherzi: a un semaforo quando ho abbassato il vetro un polacco mi ha riconosciuto e mi ha dato un euro..".
Poi, mentre sullo sfondo campeggiano le immagini del crollo di Pompei, un altro elenco tocca al maestro Claudio Abbado - ultimo ospite -, quello delle ragioni per cui bisogna difendere la cultura contro i tagli del governo. Perché "arricchisce sempre, è contro la volgarità e permette di distinguere tra bene e male, è lo strumento per giudicare chi ci governa ed è libertà, di espressione e parola. Con la cultura si sconfigge il disagio sociale delle persone perché è riscatto dalla povertà". Ma soprattutto "la cultura è un bene comune e primario, come l'acqua. Ed è come la vita. E la vita è bella.
( 8 novembre 2010 )
Il Fatto quotidiano
Vieni via con me: Saviano, "Sono nato in una
terra in cui chi ostacola il potere criminale viene diffamato"
Un’immagine
straordinaria
ha accompagnato
verso
la fine di
Vieni via con me
il telespettatore:
Roberto Saviano
sfila la bandiera italiana dall’asta come simbolo
non solo dell’Unità, ma l’idea di
un paese nato da un sogno:
“Dietro il sangue, i moti, i personaggi, le date”,
ha detto Saviano guardando intensamente
la telecamera che rappresenta gli occhi
del pubblico, “noi italiani abbiamo
una fortuna, a differenza della Spagna,
della Francia, della Germania, l’Unità
è stata un sogno, non un progetto, non
un patto tra nobili.
L’Italia nel sogno di Mazzini era un’unica patria
indivisibile libera dallo straniero e repubblicana”.
(Sfido a duello chi non è d’accordo che Rai 3 con
Fazio, Saviano, Benigni, Abbado, Silvestri,
Vendola, Angela Finocchiaro,
la giovane laureata precaria, suor Giuliana
che citando la Costituzione elenca i motivi per
cui è giusto costruire la moschea a Torino,
le musiche di Paolo Conte e l’arte dei
danzatori diretti da Roberto Castello
non sia stato un esempio di tv-servizio pubblico).
terra in cui chiunque decide di ostacolare
il potere criminale viene diffamato…
la democrazia è in pericolo perché se sei contro certi
poteri ti trovi addosso una macchina che getta fango”.
Questo è tipico delle mafie e dei moderni regimi
che nascono sotto la bandiera della democrazia, che
propagandano l’onore verso la Patria, che si reggono
sul consenso ad ogni costo, che si impadroniscono
della tv pubblica umiliando il ruolo del parlamento
che dovrebbe decidere non solo le regole ma anche
gli uomini che le applicano, invece, questi vengono
scelti direttamente da B. nella sua reggia a palazzo Grazioli,
a cena con qualche ministro compiacente che prende appunti
e poi passa il foglietto con i nomi a chi di
dovere. Questo è il vero “uso criminoso
della televisione pagata con i soldi di tutti”.
Chi si permette di fare inchieste: sulla corruzione
“diventata sistema di governo”, sui festini con le
escort; sul perché i giovani, che non voglio avere un
futuro da precari, sono costretti ad andare all’estero,
sui tagli alla cultura, sulle denunce della Marcegaglia
e di Draghi sulla caduta di competitività, deve essere
messo a tacere. “L’uso criminoso della tv” non fu
fatto da Biagi, Santoro e Luttazzi, ma da chi fece
chiudere Il Fatto, Sciuscià e Satiricon, da chi, in
questi anni, ha usato i tg e tante trasmissioni anche
di intrattenimento, come strumenti di propaganda,
da chi ha interesse ad impoverire la Rai, non solo dal
punto di vista editoriale ma anche industriale, per far
crescere le proprie tv. In particolare con Enzo Biagi,
per anni il Giornale ha tentato di delegittimarlo
come giornalista, esattamente come è stato fatto
più recentemente con il direttore dell’Avvenire Boffo,
spacciato per “noto omosessuale già attenzionato
dalla polizia”, perchè si era permesso di criticare il
comportamento del premier, poi con Gianfranco Fini,
con la telenovela dedicata alla casa di Montecarlo,
quando ha cominciato a dissentire dalle scelte del Pdl.
Sono atti di disinformazione che, come ha detto Saviano:
“È più sottile della semplice calunnia che agisce
soprattutto coi nemici, la disinformazione punta
a distruggere le vittime nel campo degli amici”.
B. ha bisogno del consenso, è la sua droga, non
sopporta chi gli è contro, chi gli si mette di traverso,
chi intralcia i suoi piani: “Si attiva una macchina
fatta di dossier, di giornalisti conniventi, di politici
faccendieri – ha ricordato Saviano, – che cercano
attraverso media e ricatti di delegittimare i rivali”.
Vieni via con me, per amore di verità e giustizia, o
semplicemente perché crede che il cittadino abbia il
diritto di essere informato, ha raccontato i fatti.
Questo è la Rai che rappresenta il servizio pubblico.
Il giornale
Ecco il teorema-Saviano:
il Giornale come la mafia
Alla fine l’unico ad apparire senza gettone
è stato Ro berto Benigni,
è stato Ro berto Benigni,
e nel suo monologo l’ha ricordato a
ogni pie’ sospinto.
ogni pie’ sospinto.
E anche lui si è occupato
di prostitute, «furti con spasso»,
di prostitute, «furti con spasso»,
martellando ossessivamente su Berlusconi.
Da Ruby alla P3, da Ghed ni
al figlio Pier Silvio,
Da Ruby alla P3, da Ghed ni
al figlio Pier Silvio,
fine al la prole di La Russa e ai diret tori
del Giornale Feltri e Sallusti,
del Giornale Feltri e Sallusti,
«che hanno dossier e informazioni
certe che la Costituzione è gay,
certe che la Costituzione è gay,
frocia, omo sessuale »: un guitto senza freni.
E per fortuna non vole va parlare di gossip
ma sol tanto di politica.
ma sol tanto di politica.
In realtà, quanto ai soldi, i curatori
avevano proposto alla Rai
avevano proposto alla Rai
un budget di 2.816.000 euro per quattro puntate,
di cui 2.400.000
di cui 2.400.000
per i conduttori. Settecentomila euro
a settimana. «Un’invenzione»
a settimana. «Un’invenzione»
si scandalizzò Saviano ad Annozero
e l’ha ripetuto ieri su Re pubblica .
e l’ha ripetuto ieri su Re pubblica .
Le prenotazioni pubblicitarie però
non sono state all’altezza: 810mila euro.
non sono state all’altezza: 810mila euro.
Con una perdita prevista di due milioncini.
Il numero di Tv sorrisi e canzoni in edi cola rivela
che soltanto la scenografia di Vieni via con me negli studi
milanesi di via Mecenate è costata 500mila euro mentre i micro foni,
telecomandati e di ulti ma generazione, sono costa ti 50mila euro ciascuno.
...e ora il link che vi porterà direttamente dentro la puntata..
alla fine è il vostro punto di vista,
quello che conta di più..vieni via con me 8/11/2010
alla fine è il vostro punto di vista,
quello che conta di più..vieni via con me 8/11/2010
F
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